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Categorie: Architettura, Itinerari

La Chiesa Patronale è il luogo in cui si celebrano tutte le cerimonie religiose della comunità cattolica. Al suo interno, nell’ala destra, si trova la cappella dedicata a Sant’Anna.

chiesa di san michele

Sull’architrave della porta maggiore della chiesa leggiamo oggi una data, CICICCCLXXIV (La scritta corretta in numeri latini usa caratteri particolari).

È il 1774 l’anno in cui fu completata la parte muraria dell’edificio; I lavori erano iniziati presumibilmente qualche anno prima, forse nel 1771 o nel 1772, su disegno, a quanto si tramanda, dell’architetto di Caprino Veronese, Adriano Rossi; lo studioso Francesco Fontana, nel suo manoscritto sulla storia di Lazise del 1858, raccolto la notizia che l’ideatore e l’esecutore della chiesa fosse stato il capomastro Manetta. A favore della prima ipotesi rimane il fatto che in quegli stessi anni si stava costruendo, su progetto di Adriano Rossi, la parrocchiale di Caprino, che, sia pure in dimensioni maggiori, richiama da vicino nell’architettura la chiesa di Calmasino; il Manetta potrebbe essere stato soltanto l’esecutore materiale dei lavori.

Qualche anno dopo, nel 1778, quando il vescovo Morosini visitò la chiesa di Calmasino, durante l’omelia proclamò che tutto possiamo nel nome del Signore, esaltando la pietà di questa gente che aveva costruito in un tempo tanto breve un tempio così grande in onore di Dio, ed esortando i fedeli a preoccuparsi della bellezza delle loro anime così come avevano curato quella della loro chiesa.

Le rifiniture interne non erano ancora terminate; dei tre altari, il maggiore e due laterali, erano state erette soltanto le mense, ma il lavoro che la popolazione doveva aver compiuto in quegli anni ele spese che aveva sostenuto furono certamente ingenti, tali da meritare il giusto elogio del vescovo.

Dopo che la mensa, appena ultimato l’edificio, era stata eretta e consacrata il 12 maggio 1776 con la posa delle reliquie di Sant’Anna e di San Filippo Benizzi, l’altare maggiore fu elegantemente completato in marmo nei due anni successivi con il tabernacolo, il baldacchino per l’esposizione dell’ostensorio, le due porte laterali e, sulle pareti, i due tabernacoli per la conservazione degli olii santi.

L’altare della Purificazione di Maria dalla vecchia chiesa fu trasportato nella nuova e sistemato sempre alla destra di chi guarda l’altare maggiore; esso è quindi il più antico degli altari della nostra chiesa.

Anche l’altare dedicato alla Madonna del Rosario fu subito eretto nel nuovo edificio, ma in forma provvisoria, e ben presto, nel 1794, l’antica pala di Giovanni Ceschini fu sostituita da una nuova dipinta da Saverio Dalla rosa e raffigurante la Madonna col Bambino in gloria nel cielo fra gli angeli; la tela rimase appesa al muro fino a quando, nel terzo decennio del XIX secolo, don Luigi Alberghini fece dono alla chiesa di un nuovo altare in marmo che, pur richiamando nella struttura con le quattro colonne l’altare che gli sta di fronte, rivela tuttavia chiaramente il suo stile ottocentesco.

L’altare ebbe da Pio VIII il 21 agosto 1829 il privilegio perpetuo per i defunti e fu dotato dallo stesso don Alberghini con testamento del 1830.

Il terzo altare ad essere costruito fu quello di Sant’Antonio, il primo a destra entrando, che non esisteva ancora nel 1778, ma era già completo nel 1810. Su di esso, a ricordo dell’altare dedicato a Sant’Antonio esistente nell’antica chiesa ed eliminato all’inizio del Settecento, fu posta una pala del Santo, dipinta nel 1797 da Agostino Ugolini. Per ultimo, probabilmente nel terzo decennio del secolo, fu eretto il quarto altare laterale, quello su cui, su uno sfondo dipinto, fu posto il Crocifisso ligneo.

Al centro della nuova chiesa, di fronte alla porta laterale, fu posto in una cappellina il Battistero con un coperchio in legno.

Fra la fine del Settecento ed i primi decenni dell’Ottocento l’interno del tempio si andò completando anche con le varie parti in legno: furono sistemati i due confessionali in fondo, ai lati della porta, fu eretto sopra la porta laterale il pulpito, furono addossati alle pareti a fianco dell’altare maggiore i due banconi, che forse erano gli stessi su cui prendevano posto, sin dai secoli precedenti, i consiglieri della Compagnia della Madonna e di quella del Santissimo, quando si riunivano dopo le funzioni domenicali per procedere alle elezioni, a stendere i loro programmi o ad approvare i bilanci.

Nel 1810 fu concessa dal Vescovo alla chiesa di San Michele la pia pratica della Via Crucis; sono quindi probabilmente di quegli anni i quadri rappresentanti le quattordici stazioni.

Nel 1823 sulla cantoria sopra la porta maggiore fu posto il nuovo organo donato dallo stesso don Luigi Alberghini che abbiamo già ricordato.

Fra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento l’interno della Chiesa fu anche decorato con pitture: secondo quanto A? stato riportato da don Agostini, fu il bavarese Gregorio Tili a dipingere nella volta dell’abside la Trasfigurazione di Cristo ed attorno, nelle vele, i quattro evangelisti; inoltre, lungo la navata, lo stesso pittore avrebbe dipinto le otto scene del Nuovo Testamento. Di autore ignoto sono invece i due grandi ovali nella volta della navata rappresentanti San Michele Arcangelo che folgora gli angeli ribelli e li incatena.

Nel soffitto della sacrestia A? dipinto l’episodio del Pontefice che, circondato da cardinali benignamente ascolta il rettore della chiesa; sempre don Agostini riporta che il dipinto, della seconda metà del Settecento è probabilmente opera di Lodovico Buffetti, o di Luca Brida, a quanto farebbero pensare le iniziali L.B.P.; l’attribuzione, però, non convince poiché il primo alla fine del ’700 si era già da tempo trasferito a Vicenza, dove morì, mentre il secondo sembra abbia lavorato quasi esclusivamente a Padova.

Nel 1833 era stata costruita, a fianco dell’abside, la nuova casa canonica, nella posizione che A? certamente la piA? panoramica del paese, a beneficio dello spirito dei parroci che da allora vi si sono susseguiti.

Nel 1927 intanto la Chiesa Patronale di Calmasino subisce un importante restauro conservativo, qui si può vedere una rara foto dell’epoca.

[Contenuti Culturali: Papa Giovanni XXIII, Discorso alla Luna, 11 ottobre 1962]

[Segui il percorso: Chiesa di San Francesco in località Palù]

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